Qualche settimana fa in metropolitana a Milano ho visto la pubblicità della mostra fotografica Wildlife Photographer of the Year, prestigioso premio annuale fotografico. La foto sul manifesto è stata una delle finaliste del concorso dell’anno scorso, una foto che amo e odio allo stesso tempo.
Amo il mare e adoro fare snorkeling, per un po’ di tempo ho anche fatto le immersioni. Osservare le creature che abitano il mare e nuotare vicino a loro mi trasmette sempre tanta serenità. Sono creature meravigliose. Una volta mi è anche capitato di vedere un cavalluccio marino, un incontro davvero fortunato, di quelli che non si dimenticano. Quello che ho visto io era più o meno delle dimensioni di quello della foto, minuscolo, fragile ed indifeso. Vedere questa foto mi fa arrabbiare tantissimo perché mi ricorda che stiamo distruggendo con le nostre stesse mani una delle cose più preziose che abbiamo: il mare e i suoi abitanti. Il cavalluccio marino, immortalato dal fotografo Justin Hoffman, è aggrappato ad un cotton fioc. Lo tiene stretto, sembra quasi un acrobata sui trampoli, forse ci sta giocando. Ma non ne è intrappolato, può lasciarlo quando vuole. Il destino della maggior parte degli animali purtroppo è ben diverso e la plastica per molti di loro si rivela una trappola mortale: è il caso delle reti da pesca gettate perché danneggiate. Oppure molto più spesso la ingeriscono perchè la scambiano per cibo (le tartarughe ad esempio che sono ghiotte di meduse, confondono facilmente un sacchetto di plastica con una medusa). In un modo o nell’altro il loro contatto con la plastica è spesso fatale.
Ma, oltre a queste spiacevoli conseguenze sugli animali, che già di per sé sarebbero sufficienti per dire basta alla plastica, ci sono anche rischi per l’ambiente e per la nostra salute: i mari producono la metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbono fino a un terzo delle emissioni di anidride carbonica: se il mare si ammala, ci ammaliamo anche noi. La plastica ingerita dai pesci entra nella nostra catena alimentare.
Quando l’anno scorso è apparsa questa foto, ha suscitato stupore e anche scalpore perché implicitamente ha lanciato un messaggio molto forte e universale: ognuno di noi ha un impatto sull’ambiente. Non dobbiamo dimenticarlo. Ognuno di noi è responsabile della situazione attuale, chi più chi meno, ma lo siamo tutti. Io mi sento responsabile di tutto questo. Perché in fondo è anche colpa mia. È colpa mia ogni volta che getto una bottiglia di plastica o un sacchetto di patatine in un bidone troppo pieno. È colpa mia ogni volta che acquisto un capo in fibre sintetiche ed è colpa mia ogni volta che lo lavo. È colpa mia perché ogni giorno “consumo” molta plastica, e questa plastica ha molte probabilità di finire in mare. Ma è proprio necessaria tutta questa plastica? Io credo proprio di no.
Una foto che fa riflettere
